Maldestra on-air su ROR

Questo è il blog e archivio della trasmissione Maldestra, l’osservatorio sulla destra, in onda ogni martedi alle 12.15 su Radio Onda Rossa.

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Wild Wild East

 Incontri con le resistenze giovanili nella “democrazia limitata” di Putin.

Intervento di Maldestra pubblicato su U-topia.

Nell’evolversi della crisi, nell’inesorabile spostamento a est del baricentro planetario, in Russia sta emergendo un modello politico autoritario, che attraverso il progressivo restringimento delle libertà della cittadinanza sta traghettando il paese fuori dalla palude post-sovietica dei primi anni ’90, in una posizione di riguardo tra i BRIC, i quattro paesi (Brasile, Russia, India e Cina) che al momento se la passano decisamente meglio.

Questo modello per alcuni aspetti affonda saldamente le sue radici nella tradizione autoritaria degli ultimissimi lustri di potere del PCUS e del KGB, ma per altri si sostanzia in fenomeni attualissimi come la frammentazione sociale, il disimpegno dalla politica e il disinteresse generalizzato verso il bene collettivo.

Il modello ha un nome, candidamente coniato dal suo stesso promotore: democrazia “limitata”.

La “democrazia limitata” è un sistema che pur mantenendo in piedi tutta l’impalcatura formale delle istituzioni post sovietiche (Parlamento, cariche, divisione dei poteri), nei fatti ha concentrato quasi ogni aspetto della vita civile, economica e politica russa nelle mani dell’uomo forte di Mosca, Vladimir Putin.

Secondo Marya, attivista del SOVA Centre, ONG che monitora il nazionalismo radicale, producendo autonomamente le sue statistiche e degli autorevoli rapporti annuali: “Non ci sono analisi, non c’è spazio pubblico per discuterne, non ci sono elezioni a nessun livello. Alcuni media, che dovrebbero essere abbastanza indipendenti per approcciare questi argomenti, vengono ignorati, o perseguiti. A volte, per lo più, vengono più ignorati che perseguitati…la società, il mondo non se ne occupa“. Ed in effetti è questo il succo della democrazia limitata: un ordinamento politico inedito che si articola intorno alle ansie securitarie e alla nostalgia di grandeur. Una vera e propria “imitazione” della democrazia.

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Varsavia 2011 – Faszyzm Nie Przejdzie

11.11.11

L’11 Novembre viene ricordata l’indipendenza polacca, dopo la capitolazione della Germania nel 1918 e l’inizio della seconda Repubblica. Come spesso accade in questi casi, la giornata di festa diventa un pretesto per i neofascisti, che attraverso organizzazioni nazionaliste (tra cui quelle di respiro “internazionale” come Blood and Honour e Combat 18,  o la più indigena ONR, organizzazione nazionalista radicale) di vario tipo celebrano la giornata all’insegna dell’intolleranza, della xenofobia e del fascismo, cercando tutela dietro la maschera del patriottismo.
Nel 2008 però, quando la marcia cominciava ad allargarsi alla “società civile” che sembrava non comprenderne i reali contenuti, alcune compagne hanno chiamato le realtà antifasciste al blocco, fisico e culturale di tali manifestazioni. Negli ultimi due anni tali realtà sono riuscite a deviare il percorso della manifestazione nazionalista, portando in piazza tutti i colori dell’indipendenza, dall’arcobaleno al nero. [Video]

Nonostante i media polacchi stiano cercando di raccontare la giornata come la solita contrapposizione tra opposti estremismi (hooligans destrorsi contro anarchici) chiunque sia passato per Varsavia ha potuto vedere una piazza allegra e festante, i palloncini e i colori, con tanto tanto fucsia…

(anche in prima linea)

riprendersi una strada che sarebbe stata invasa da personaggi incappucciati di bianco, brandendo croci e bastoni (ma il Ku klux klan non era un fenomeno americano?) e urlando che quei froci degli antifa devono stare zitti…

I nazionalisti hanno cercato per tutto il pomeriggio di scontrarsi con la manifestazione antifascista, contrapponendosi con la polizia prima e i compagni poi, ma la determinazione della piazza ha impedito il passaggio del corteo nella via prevista, deviando la marcia fascista.
Anche i media italiani riportano che “durante le celebrazioni nel pomeriggio di ieri a Varsavia ci sono stati diversi scontri tra la polizia, alcuni gruppi di nazionalisti e un centinaio di attivisti della sinistra anarchica provenienti anche da Belgio e Germania. Gli agenti hanno arrestato circa 200 persone: ci sono stati una trentina di feriti, macchine bruciate e molti danni materiali per le strade della città. Tra gli arrestati ci sono molti anarchici tedeschi”, come se scontri e devastazioni fossero state causate dagli anarchici. Ma la piazza in cui si erano concentrati i nazionalisti testimonia la verità e sul sito della coalizione antifascista (coalizione larga e aperta a chiunque si dichiari disposto a contrastare fisicamente e culturalmente il fascismo, ma non ai partiti) ci si chiede se sia questo quello che fanno le persone patriottiche:

(foto della piazza in cui i fascisti si sono scontrati con le f.d.o., Plac Konstytucji)

I fascisti si sono poi dispersi per la città, causando ingenti danni e attaccando chi ritenevano potesse essere della coalizione antifa o esercizi commerciali, anche solo per un nome poco gradito (ad esempio Bar Tel Awiw). E’ in una situazione simile che i gruppi di nazionalisti si sono scontrati con compagni tedeschi, poi arrestati (ancor prima di raggiungere la manifestazione). Come spesso accade i gruppi di attivisti dalla Germania erano già stati oggetto della costruzione di un caso da parte dei della stampa polacca durante le settimane precedenti al corteo….(Un articolo del 27 Ottobre in merito, per l’appunto in polacco), sbizzarrendosi poi in ipotesi fantasiose, come l’ipotesi di uno sfregio alla Polonia da parte dei tedeschi proprio nel giorno dell’indipendenza…

Solidarietà con i fermati, Faszyzm Nie Przejdzie (il fascismo non passerà)!

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Strage di Oslo e complottismi vari

Riceviamo e pubblichiamo maldestramente:
Le tesi di Masella mi sembrano quanto meno un pò campate in aria nella relazione con i fatti norvegesi. Per quanto condivida che la tesi della fo…llia individuale serva più all’alta politica e ai media per lavarsi la coscienza da anni di totale silenzio di fronte all’esacerbarsi delle tensioni identitarie in tutta europa, cercarci tracce di complotto geopolitico mi sembra un terreno un pò troppo scivoloso. ancor più quando si utilizza il solito israele come cavallo di troia. Non vorrei sembrare più realista del re, ma non perdo l’abitudine ad indignarmi quando, per trovare una giustificazione al tutto, si indica il Medioriente come primo movens di ogni fatto complesso accada nel globo. Come sai seguo da anni lo svilupparsi dei movimenti identitari e di estrema destra. seguendo quel poco di seriamente “politico” che è emerso dalle cronache della vicenda e dal profilo biografico dell’attentatore, mi sembra di vederci la materializzazione più brutale di quanto si muove in maniera sempre più forte in tutto il continente.
Breivik non si definisce fascista o nazista, ma è profondamente islamofobo e vicino, forse non solo teoricamente, all’EDL (English Defence League). Questo movimento inglese da anni sta creando forti tensioni xenofobe, aggregando intorno a sè anche omosessuali (c.d. omonazionalisti) e sedicenti difensori della democrazia. E’ la stessa posizione che esprime Geert Wilders nei Paesi Bassi e che in una certa misura rappresentano la Lega e certo nazionalismo russo. Movimenti comunitaristi, in alcuni casi esplicitamente neonazisti in altri casi autodefiniti antifascisti (proprio perchè tradizionalmente esistono identità nazionali fondate sulla guerra al nazismo, come lo Uk o la Russia). Anche Israele e le comunità ebraiche ovviamente non sono esenti da questa onda di tribalità postmoderna, così come non lo sono la stessa Palestina di Hamas e i salafisti nelle seconde e terze generazioni migranti. Nella crisi è normale che ci si aggrappi alle radici, che si pretenda che le poche risorse rimaste vengano redistribuite sulla base dello ius sanguinis e della pretesa della “preferenza nazionale” nell’accesso al welfare. La Scandinavia vive profondamente questo processo, e se ricordate, a proposito di complotti, qualche mese fa venne rubata la scritta di ingresso di Auschwitz per finanziare, sembra, attentati sul suolo svedese per destabilizzare le elezioni in favore della destra. Anche a me quella robba mi sembrava immondizia da tabloid, ma alla luce dei fatti di Oslo anche il gesto del singolo, quando così sanguinoso ed eclatante, va tenuto seriamente in considerazione. Non dubito che Breivik non stia bene con la testa, ma ci sono elementi che non lo rendono un individuo isolato nelle sue opinioni. E’ un pò lo specchio dei singoli attentati qaedisti sul suolo europeo e o dell’omidicio di Theo Van Gogh. Gesti isolati ma dal forte background politico e dalle ricadute collettive altrettanto profonde. Non penso vada cercato troppo lontano il responsabile politico, materiale o morale degli attentati di Oslo e Utoya: basta cercare, ad esempio, nelle urne elettorali veronesi.
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Trasmissione del 7 giugno 2011

In apertura aggiornamenti dalla Russia.
A seguire redazionale sulle elezioni spagnole. La nuova destra spagnola e i neo-franchisti.

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Trasmissione del 31 maggio

Le manifestazioni in Serbia dopo l’arresto di Mladic, ne parliamo con Filip Stefanovic, collaboratore di East Journal. A seguire, gli arresti tra Torino e Cuneo, in seguito alle contestazioni per l’apertura di una sezione di Casapound nel cuneese.

Durata 37′ ca.

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Graffiti Jam Ppp versus Casa Pound

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